Indice di resistenza renale e progressione della malattia renale


La progressione della malattia renale dipende da vari parametri clinici, come l'ipertensione e la proteinuria.
E' già stato dimostrato che un aumento dell'indice di resistenza renale, misurato mediante ultrasuoni tipo duplex, è associato ad una prognosi non favorevole nei pazienti con stenosi dell'arteria renale.
Lo studio compiuto dai Ricercatori del Dipartimento di Nefrologia dell'Hannover Medical School (Hannover, Germania) ha valutato l'ipotesi che un alto indice di resistenza renale (maggiore o uguale ad 80) possa essere un indice di progressione della malattia renale nei pazienti senza stenosi dell'arteria renale.
Nei 162 pazienti a cui era stata diagnosticata per la prima volta una malattia renale, l'indice di resistenza è stato misurato nelle arterie segmentali di entrambi i reni.
La clearance della creatinina è stata misurata al basale, a 3, a 6 e a 12 mesi, e successivamente ad intervalli annuali (periodo di follow-up medio: 3 +/- 1,4 anni).
L'end-point combinato era rappresentato da una riduzione della clearance della creatinina maggiore o uguale al 50%, malattia renale a stadio terminale con terapia di sostituzione o morte.
Venticinque pazienti (15%) aveva un valore dell'indice di resistenza renale maggiore o uguale ad 80 al basale. Diciannove (76%) presentavano un declino della funzione renale; in 16 (64%) pazienti è stato necessario ricorrere alla dialisi e 6 (24%) sono morti.
Di contro, nei pazienti con valori di indice di resistenza renale inferiore ad 80, 13 (9%) hanno presentato un declino della funzione renale e solo 7 (5%) sono diventati dipendenti dalla dialisi e 2 (1%) sono deceduti (p < 0.001).
All'analisi di regressione multivariata, solo la proteinuria e l'indice di resistenza sono risultati predittori indipendenti di declino della funzione renale.
Un valore dell'indice di resistenza renale maggiore o uguale ad 80 ha identificato in modo sicuro i pazienti a rischio di malattia renale progressiva. ( Xagena_2002 )

Radermacher J et al, Hypertension 2002; 39: 699-703