Malattia di Parkinson in fase precoce e trattamento con inibitori della monoaminossidasi B


Gli inibitori della monoaminossidasi B ( MAO-B ) rallentano la progressione della malattia di Parkinson, ma gli studi clinici hanno prodotto risultati contrastanti.

È stato condotto uno studio per valutare i dati derivati da studi randomizzati e controllati su efficacia e sicurezza dell’utilizzo a lungo termine di inibitori MAO-B nella malattia di Parkinson in fase precoce.

Sono stati inclusi nell’analisi tutti gli studi randomizzati e controllati che hanno confrontato un inibitore MAO-B con un controllo, in presenza o assenza di Levodopa o agonisti della dopamina, in pazienti con malattia di Parkinson in fase precoce con trattamento e follow-up durati almeno 1 anno.

Nell’analisi sono stati inclusi 12 studi ( 2514 pazienti, follow-up medio 6 anni ), 11 dei quali avevano utilizzato Selegilina ( Jumex ).

La qualità metodologica è risultata accettabile.

Gli inibitori MAO-B non sono risultati associati a un aumento significativo dei decessi ( odds ratio, OR=1.12 ) e hanno fornito piccoli benefici sul controllo nel decadimento ( differenza media pesata per il cambiamento nel punteggio motorio UPDRS 3.79 punti in meno con inibitori MAO-B ) e nella disabilità ( differenza media pesata per il cambiamento nel punteggio UPDRS ADL [ attività della vita quotidiana ] 1.49 in meno ) a 1 anno, dato che potrebbe risultare non significativo dal punto di vista clinico.

È stato osservato un effetto di risparmio di Levodopa con gli inibitori MAO-B, che è risultato associato a una riduzione significativa nelle fluttuazioni motorie ( OR=0.73 ) ma non nella discinesia ( OR=0.96 ).

Tuttavia, la riduzione nelle fluttuazioni motorie non è risultata robusta nelle analisi di sensibilità.

È stata osservata una tendenza verso un numero maggiore di abbandoni correlati a eventi avversi con inibitori MAO-B ( OR=1.72 ).

In conclusione, gli inibitori MAO-B ( in particolare Selegilina che ha contribuito alla maggior parte dei dati ) non sembra ritardare la progressione della malattia in termini di miglioramento della sopravvivenza ma potrebbe ridurre le successive fluttuazioni motorie.
Attualmente non è possibile raccomandare questi farmaci per l’uso routinario nel trattamento della malattia di Parkinson in fase precoce. ( Xagena_2012 )

Fonte: Cochrane Database of Systematic Reviews, 2012

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