Pazienti con retinoblastoma sottoposti a chemioriduzione: fattori clinici che predicono l’acuità visiva


Ricercatori del Wills Eye Hospital e del Children Hospital di Filadelfia ( Usa ) hanno valutato l’outcome visivo nel lungo periodo dopo chemioriduzione del retinoblastoma.

Sono stati valutati 54 occhi di 40 bambini affetti da retinoblastoma e trattati con successo con una combinazione per via endovenosa di Carboplatino, Etoposide e Vincristina, associata ad una terapia focale senza radioterapia esterna ed enucleazione.

Tutti i pazienti sono stati seguiti per almeno 5 anni.

Secondo la classificazione di Reese-Ellsworth, 4 occhi erano nel gruppo I ( molto favorevole ), 7 nel gruppo II ( favorevole ), 3 nel gruppo III ( dubbio ), 15 nel gruppo IV ( sfavorevole ) e 25 nel gruppo V ( molto sfavorevole ).

La distanza media dal margine posteriore del tumore al disco ottico era di 2mm, e dal margine del tumore alla foveola era di 3mm.

Dopo un periodo osservazionale medio di 68 mesi, 27 occhi ( 50% ) presentavano un’acuità visiva finale di 20/40 o migliore, mentre l’acuità visiva finale in 36 occhi ( 67% ) era di 20/200 o migliore.

Dei 33 occhi con tumore maculare, solo 8 ( 24% ) presentavano un’acuità visiva finale di 20/40 o migliore, e 15 ( 45% ) avevano un’acuità visiva finale di 20/200 o migliore.

Dei 21 occhi con tumore extramaculare, 19 ( 90% ) avevano un’acuità visiva finale di 20/40 o migliore, mentre un’acuità visiva finale di 20/200 o migliore è stata riscontrata in tutti i pazienti.

Dai dati dello studio è emerso che i fattori clinici che predicono l’acuità visiva di 20/40 o migliore sono:
- margine tumorale di almeno 3mm dalla foveola al disco ottico;

- assenza di liquido subretinico.

( Xagena_2005 )

Demirci H et al, Arch Ophthalmol 2005; 123: 1525-1530




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