Studio MIRASOL: Mirvetuximab soravtansine, un coniugato anticorpo-farmaco, per il carcinoma ovarico resistente al Platino e con elevata espressione del recettore alfa dei folati
Molte pazienti con tumore all'ovaio sviluppano una resistenza ai trattamenti a base di Platino, rendendo necessaria l'introduzione di terapie innovative.
Mirvetuximab soravtansine ( Elahere ) può rappresentare una promettente opzione terapeutica per le pazienti affette da carcinoma ovarico resistente al Platino e con elevata espressione del recettore alfa dei folati ( FRα ).
E' stata presentata l'analisi finale dello studio di conferma di fase 3 MIRASOL, che ha valutato l'efficacia e la sicurezza di Mirvetuximab soravtansina nel carcinoma ovarico Platino-resistente ( PROC ) positivo al recettore del folato alfa ( FRα ) rispetto alla chemioterapia.
A 30,5 mesi di follow-up mediano, il trattamento con il coniugato anticorpo-farmaco ( ADC ) ha continuato a mostrare miglioramenti significativi nella sopravvivenza libera da progressione ( PFS ) e nella sopravvivenza globale ( OS ) rispetto alla chemioterapia di scelta dello sperimentatore.
Le pazienti con tumore all'ovaio presentano spesso all'osservazione una malattia in fase avanzata e sono storicamente trattate per la prima volta con una chemioterapia a base di Platino, alla quale possono diventare resistenti.
Mirvetuximab soravtansine è un coniugato anticorpo-farmaco composto da un anticorpo monoclonale diretto contro FRα, legato a DM4, un agente citotossico che inibisce la funzione dei microtubuli, fondamentali per la divisione cellulare. Questo meccanismo consente al farmaco di legarsi selettivamente alle cellule tumorali che esprimono FRα, rilasciando il carico citotossico all'interno della cellula e minimizzando l'effetto sulle cellule sane.
Lo studio di fase III MIRASOL ha confrontato l'efficacia e la sicurezza di Mirvetuximab soravtansine rispetto alla chemioterapia scelta dall'investigatore in pazienti con carcinoma ovarico sieroso di alto grado, resistente al Platino e con elevata espressione di FRα. Lo studio ha coinvolto 453 pazienti, suddivise in due gruppi: uno trattato con Mirvetuximab soravtansine e l'altro con chemioterapia standard ( Paclitaxel, Doxorubicina liposomiale pegilata o Topotecan ).
Dallo studio è emerso che il trattamento con Mirvetuximab soravtansine ha portato a un miglioramento significativo della sopravvivenza libera da progressione ( PFS ) e della sopravvivenza globale ( OS ) rispetto alla chemioterapia standard.
La sopravvivenza mediana senza progressione è stata di 5,62 mesi nel gruppo Mirvetuximab soravtansine versus 3,98 mesi nel gruppo chemioterapia, con una riduzione del 37% del rischio di progressione o morte.
La sopravvivenza mediana globale è stata di 16,85 mesi nel gruppo Mirvetuximab soravtansine versus 13,34 mesi nel gruppo chemioterapia, con una riduzione del 32% del rischio di morte.
Il trattamento con Mirvetuximab soravtansine è risultato generalmente ben tollerato. Le reazioni avverse più comuni sono state: visione offuscata, nausea, diarrea, affaticamento, dolore addominale, cheratopatia, secchezza oculare, costipazione, vomito, diminuzione dell'appetito, neuropatia periferica, cefalea, astenia, aumento dell'aspartato aminotransferasi e artralgia.
Rispetto alla chemioterapia standard, Mirvetuximab soravtansine era associato a tassi inferiori di eventi avversi di grado 3 o superiori, gravi eventi avversi e interruzioni del trattamento dovute a reazioni avverse. ( Xagena_2025 )
Fonte: Annual Meeting SGO ( Society of Gynecologic Oncology ), 2025
XagenaMedicina_2025