Tumore ovarico epiteliale di stadio I e rottura intraoperatoria della capsula: maggior rischio di recidiva e di morte
Ricercatori della Mayo Clinic a Rochester, negli Stati Uniti, hanno valutato l’effetto della rottura della capsula del tumore sulla prognosi del cancro ovarico epiteliale di stadio I.
Sono state identificate tutte le pazienti con tumore ovarico epiteliale di stadio I secondo i criteri FIGO ( International Federation of Gynecology and Obstetrics ) operate presso la Mayo Clinic e la Ohio State University tra il gennaio 1991 e dicembre 2007.
Sono stati presi in considerazione 161 casi. Il 46% ( n=71 ) delle pazienti aveva la capsula intatta senza citologia positiva o coinvolgimento della superficie; il 38% ( n=61 ) ha avuto rottura della capsula; il 20% ( n=33 ) citologia positiva e il 14% ( n=22 ) coinvolgimento della superficie.
In totale 22 delle 161 pazienti ( 14% ) hanno avuto ricorrenza della malattia e 12 ( 7% ) sono decedute a causa del tumore.
In un’analisi con unica variabile sia la rottura intraoperatoria della capsula sia un lavaggio citologico positivo si sono rivelati indicativi di una peggiore sopravvivenza libera da malattia ( hazard ratio [ HR ]=3,6 con P=0,004 e HR=5,2 con P<0,001, rispettivamente ) e sopravvivenza specifica alla malattia ( HR=4,1 con P=0,018 e HR=5,9 con P=0,005, rispettivamente ).
Nell’analisi a variabili multiple, la rottura della capsula ( HR=4,2; P=0,001 ) e un lavaggio citologico positivo ( HR=6,4; P<0,001 ) sono rimasti predittori indipendenti di una peggior sopravvivenza libera da malattia.
La sopravvivenza libera da malattia e la sopravvivenza malattia-specifica sono risultate inferiori per i casi di stadio IC con citologia positiva, coinvolgimento della superficie, o entrambi, che avevano avuto anche rottura intraoperatoria.
In conclusione, nel tumore ovarico epiteliale di stadio I, la rottura intraoperatoria della capsula porta a un rischio maggiore di ricorrenza e di morte per la malattia.
È importante rimuovere con attenzione le masse ovariche in sede operatoria e rendersi conto del più alto rischio legato a questa procedura. ( Xagena_2009 )
Bakkum-Gamez JN et al, Obstet Gynecol 2009; 113: 11-17
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