Il trattamento intensivo del cancro alla vescica in fase iniziale non è associato a nessun beneficio riguardo alla sopravvivenza
Negli Stati Uniti il cancro della vescica rappresenta il tumore con la maggiore prevalenza e anche quello con i costi più elevati per il trattamento.
In mancanza di evidenza di alto livello che possa guidare la gestione ottimale di questa patologia, l’aggressività del trattamento scelta dai diversi urologi in caso di tumore allo stadio iniziale potrebbe variare notevolmente.
Un gruppo di Ricercatori dell’University of Michigan negli Stati Uniti, ha esaminato le associazioni tra l’intensità del trattamento iniziale e gli esiti successivi.
Il database Surveillance, Epidemiology, and End Results-Medicare è stato utilizzato per identificare i pazienti con diagnosi di carcinoma della vescica allo stadio iniziale tra il 1992 e il 2002 ( n=20.713 ) e i medici che hanno scelto il trattamento per ciascun paziente ( n=940 ).
I medici sono stati classificati in base all’intensità del trattamento prescritto ai loro pazienti ( misurata sulla base della spesa media per tumore della vescica riportata a Medicare nei primi 2 anni post-diagnosi ) e sono stati poi raggruppati in quartili che contenevano un numero simile di pazienti.
Sono state valutate le associazioni tra l’intensità del trattamento e gli esiti, inclusa la sopravvivenza fino alla fine del 2005 e la necessità di successivi interventi più intensi utilizzando modelli di rischio proporzionale di Cox.
La spesa media Medicare per paziente per i medici del quartile di più alta intensità di trattamento è risultata più che raddoppiata rispetto a quella dei medici nel quartile di più bassa intensità ( 7.131 dollari vs 2.830 dollari, rispettivamente ).
I medici che hanno prescritto trattamenti a più alta intensità hanno sottoposto più frequentemente i propri pazienti a sorveglianza endoscopica e hanno utilizzato più terapie intravescicali e studi per immagini rispetto ai loro colleghi che hanno prescritto trattamenti a minore intensità.
Tuttavia, l’intensità del trattamento iniziale non è risultata associata a un minor rischio di mortalità ( hazard ratio aggiustato per mortalità per ogni causa per i pazienti con trattamento a bassa vs alta intensità = 1.03 ).
Il trattamento iniziale a maggiore intensità non ha eliminato la necessità di interventi successivi.
Infatti, la proporzione di pazienti che ha richiesto in seguito interventi maggiori è risultata più elevata per le persone sottoposte a cure iniziali intense che per quelle sottoposte a trattamenti iniziali di bassa intensità ( 11.0% vs 6.04%; P = 0.02 ).
In conclusione, l’aggressività nella gestione del carcinoma della vescica allo stadio iniziale varia notevolmente a seconda del medico.
I pazienti sottoposti a trattamenti di maggiore intensità non sembrano avere benefici in termini di sopravvivenza e non riescono a evitare successivi interventi medici maggiori. ( Xagena_2009 )
Hollenbeck BK et al, J Natl Cancer Inst 2009;101: 571-580
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XagenaFarmaci_2009