Rischio di frattura dopo radioterapia in singola frazione di intensità modulata e immagine-guidata per metastasi spinali


La radioterapia in singola frazione di intensità modulata e immagine-guidata permette di trattare i tumori tradizionalmente radioresistenti salvaguardando le strutture critiche adiacenti.
Il rischio di fratture vertebrali dopo radioterapia in singola frazione di intensità modulata e immagine-guidata per metastasi spinali non è stato definito.

I ricercatori della Mayo Clinic di Rochester, negli Stati Uniti, hanno valutato 62 pazienti consecutivi sottoposti a radioterapia in singola frazione di intensità modulata e immagine-guidata in 71 siti per metastasi degli organi solidi.

Una progressione della frattura è stata osservata in 27 vertebre ( 39% ).

L’analisi di regressione logistica multivariata ha mostrato che l’aspetto alla tomografia computerizzata, la posizione della lesione e la percentuale del corpo vertebrale coinvolta predicono in maniera indipendente la progressione della frattura.

Le lesioni posizionate tra T10 e il sacro hanno mostrato una probabilità frattura 4.6 volte superiore rispetto alle lesioni al di sopra di T10.

Le lesioni litiche hanno mostrato una probabilità di frattura 6.8 volte superiore rispetto a quelle sclerotiche e miste.

All’aumento della percentuale di corpo vertebrale coinvolto, è aumentato anche il rischio di fratture.

I pazienti con progressione della frattura hanno fatto registrare un utilizzo significativamente più elevato di narcotici, un cambiamento nell’indice di performance di Karnofsky e una forte tendenza verso più alti punteggi di dolore.

La progressione locale del tumore è stata osservata in 7 pazienti e ha contribuito a 1 frattura.

Obesità, coinvolgimento dell’elemento posteriore, uso di bifosfonati e cifosi locale non erano correlati a un aumento del rischio.

In conclusione, la frattura vertebrale è comune dopo radioterapia in singola frazione di intensità modulata e immagine-guidata per lesioni spinali.
La malattia litica che coinvolge oltre il 40% del corpo vertebrale ed è collocata in posizione T10 o in una posizione inferiore porta a un maggior rischio di frattura, la cui presenza è legata in maniera significativa a esiti clinici meno favorevoli.
Questi risultati potrebbero aiutare i medici a identificare pazienti ad alto rischio che potrebbero trarre beneficio da vertebroplastica o cifoplastica preventiva. ( Xagena_2009 )

Rose PS et al, J Clin Oncol 2009; 27: 5075-5079



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