Dopo terapia ablativa l’esofago di Barrett recidivante o persistente mantiene ancora alterazioni genetiche associate a progressione maligna


L’esofago di Barrett è uno dei principali fattori che predispongono allo sviluppo di adenocarcinoma esofageo.

Le attuali strategie per il trattamento dell’esofago di Barrett, sia displastico che non-displastico, comprendono: terapia fotodinamica ( PDT ) e coagulazione con plasma di argon ( APC ).

Tuttavia, l’effetto della terapia ablativa a livello genetico non è chiaro.

Ricercatori dell’Erasmus Medical Center di Rotterdam, in Olanda, hanno compiuto l’analisi di perdita di eterozigosità, al basale e durante il follow-up, di campioni bioptici in 21 pazienti ( 17 maschi e 4 femmine ) con esofago di Barrett trattati con PDT e/o APC.

Al basale 14 pazienti avevano metaplasia intestinale senza displasia, 4 una displasia a basso grado e 3 una displasia ad alto grado.

L’analisi della perdita di eterozigosità è stata valutata mediante un panel di 9 marker polimorfici per la valutazione del gene p53 su 17p, p16 su 9p, DDC e SMAD4 su 18q e gene APC su 5q.

E’ stato osservato che dopo terapia ablativa l’esofago di Barrett recidivante o persistente mantiene ancora alterazioni genetiche associate a progressione maligna.
Pertanto, l’obiettivo del trattamento dovrebbe essere la completa eliminazione della mucosa di Barrett. ( Xagena_2006 )

Hage M et al, Int J Cancer 2006; 118: 115-160



MedicinaNews.it

XagenaFarmaci_2006