Tumori solidi in fase avanzata e ipertensione dopo terapia con inibitori del VEGF: Cediranib
L'ipertensione è un effetto avverso che viene comunemente riportato dopo somministrazione di inibitori VEGF ( fattore di crescita vascolare endoteliale ).
Cediranib ( Recentin ) è un inibitore molto potente che agisce in modo selettivo su tutti e tre i recettori per il fattore di crescita vascolare endoteliale ( VEGFR ).
Lo studio prospettico ha esaminato il trattamento dell'ipertensione per minimizzare l'interruzione e/o la riduzione del dosaggio con l’obiettivo di massimizzare l'intensità d'effetto di Cediranib.
Lo studio ha riguardato 126 pazienti con tumore solido in stadio avanzato, randomizzati ad uno di quattro gruppi: Cediranib 30 o 45 mg/die con o senza terapia di profilassi antipertensiva.
Tutti i pazienti che nel corso del trattamento con Cediranib hanno sviluppato ipertensione sono stati trattati con un protocollo standardizzato e predefinito per la gestione dell'ipertensione.
Cediranib è risultato generalmente ben tollerato, e tutti i gruppi hanno raggiunto un'alta intensità d'effetto nelle prime 12 settimane ( maggiore del 74% in tutti i gruppi ).
La profilassi antipertensiva non ha prodotto meno riduzioni della dose o interruzioni.
Gli aumenti dei valori pressori, sia moderati che gravi, sono stati osservati all'inizio del trattamento in tutti i gruppi e sono stati gestiti con successo.
L'ipertensione grave si è verificata in un paziente in terapia di profilassi contro 18 pazienti nel gruppo senza terapia di profilassi.
Complessivamente 9 pazienti hanno risposto in modo parziale e 38 sono andati incontro a una stabilizzazione della malattia per un periodo maggiore o uguale a 8 settimane.
Dallo studio è emerso che tutti e quattro i regimi terapeutici sono risultati ben tollerati con un'alta intensità di effetto; nessuna strategia è apparsa chiaramente superiore.
Il riconoscimento precoce dell'ipertensione e il suo trattamento permette di ridurre il numero di eventi di grave ipertensione. ( Xagena_2009 )
Langenberg MHG et al, J Clin Oncol 2009; 27: 6152-6159
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