Tumore al rene: a 36 mesi Nivolumab più efficace della terapia target con Everolimus


Il tumore al rene colpisce di più nel Nord Italia: si stima che i nuovi casi riscontrati nel Mezzogiorno nel 2017 siano il 43% in meno tra gli uomini e il 40% tra le donne rispetto al Settentrione.
Nel 2017 in Italia sono stimati 13.600 nuovi casi di carcinoma renale.

Nel corso degli ultimi anni il management del carcinoma renale è migliorato. Sono emersi importanti risultati riguardo al trattamento immunoterapico, come controllo di lungo periodo della malattia anche nella fase metastatica, miglioramento della sopravvivenza con una buona qualità di vita.

Nivolumab ( Opdivo ) è il primo inibitore del checkpoint immunitario a dimostrare un beneficio di sopravvivenza in pazienti precedentemente trattati: il 39% è vivo a 3 anni contro il 30% di quelli che hanno ricevuto Everolimus ( terapia target; Afinitor ).
Inoltre il tasso di risposta oggettiva ( ORR ), a 36 mesi, ha raggiunto il 26% con Nivolumab rispetto al 5% con la terapia target.

I dati aggiornati a 36 mesi dello studio CheckMate -025 su 803 pazienti, che ha condotto all’approvazione di Opdivo ad aprile 2016 in Europa e a febbraio 2017 in Italia, hanno confermato l’efficacia dell’immuno-oncologia.
Inoltre, le percentuali a tre anni, raggiunte grazie all'immunoterapia, tendono a mantenersi a lungo termine, come dimostrano i dati di sopravvivenza in altri tipi di tumore, come il melanoma.
Oggi in Italia vivono circa 130mila persone con la diagnosi di questo tumore, numero che è aumentato del 31% in otto anni ( 2010 – 2017 ).

Il carcinoma a cellule renali a cellule chiare è il tipo a prevalenza più alta e costituisce l’80-90% dei casi totali.

Sono diversi i fattori di rischio associati all’insorgenza di questa neoplasia, in particolare il fumo, l’ipertensione arteriosa e l’esposizione occupazionale a cancerogeni chimici.
Un ulteriore fattore di rischio importante è attribuito al sovrappeso, a cui va ricondotto il 25% delle diagnosi: un dato preoccupante se si considera che il 31.7% degli italiani di età superiore ai 18 nni è in eccesso di peso e il 10.5% obeso.

Il 60% circa delle neoplasie renali è individuato casualmente, come diretta conseguenza dell’impiego, sempre più diffuso, della diagnostica per immagini.
Un terzo dei pazienti arriva alla diagnosi in stadio avanzato metastatico e in un terzo la malattia si sviluppa nella forma metastatica dopo l’intervento chirurgico con limitate possibilità di trattamento.
Quindi solo il 30% dei casi guarisce grazie alla sola chirurgia.
Nel cancro del rene la chemioterapia e la radioterapia si sono dimostrate, storicamente, poco efficaci.

Importanti prospettive si stanno aprendo anche grazie alla combinazione delle molecole immuno-oncologiche.
La combinazione di Nivolumab e di Ipilimumab ha evidenziato in prima linea ( cioè in pazienti non-trattati in precedenza ) un netto miglioramento dei benefici clinici rispetto allo standard di cura ( Sunitinib [ Sutent ] ), con una riduzione del rischio di mortalità del 37%.
La risposta obiettiva è quasi raddoppiata ( 42% Nivolumab + Ipilimumab vs 27% Sunitinib ) e la sopravvivenza libera da progressione ha raggiunto 11.6 mesi con la combinazione rispetto a 8.4 mesi con Sunitinib.
Il dato è emerso dallo studio di fase III CheckMate-214 che ha coinvolto 1082 pazienti con carcinoma a cellule renali avanzato pre-trattato.
Questo studio è stato interrotto anticipatamente perché aveva raggiunto l’endpoint co-primario: la combinazione di Nivolumab e Ipilimumab ha infatti dimostrato una sopravvivenza globale superiore rispetto a Sunitinib, in pazienti a rischio intermedio e sfavorevole.
Inoltre un’ulteriore analisi esplorativa dello studio in sottogruppi con diversa espressione del marcatore PD-L1 ha confermato che la combinazione delle due molecole è in grado di migliorare la sopravvivenza indipendentemente dai livelli di PD-L1, con un vantaggio anche nel controllo dei sintomi della malattia. ( Xagena_2017 )

Fonte: AIOM, 2017

Xagena_Medicina_2017