Carcinoma polmonare non-a-piccole cellule con metastasi epatiche: analisi esplorativa dello studio IMpower1501


IMpower150 è uno studio di fase III multicentrico, in aperto, randomizzato e controllato per valutare l'efficacia e la sicurezza di Atezolizumab in associazione con la chemioterapia ( Carboplatino e Paclitaxel ) con o senza Bevacizumab nei pazienti con carcinoma al polmone non-a-piccole cellule ( NSCLC ) metastatico non-squamoso recidivante o in stadio IV, non precedentemente trattati con chemioterapia a causa della malattia avanzata. In totalesono stati arruolati 1.202 pazienti, di cui 1.045 nella sottopopolazione ITT-WT, da cui erano esclusi i soggetti con mutazioni di EGFR e riarrangiamento di ALK. I partecipanti sono stati randomizzati ( 1:1:1 ) per ricevere: Atezolizumab più Carboplatino e Paclitaxel ( braccio A ), oppure Atezolizumab e Bevacizumab più Carboplatino e Paclitaxel ( braccio B ), oppure Bevacizumab più Carboplatino e Paclitaxel ( braccio C, braccio di controllo ).

Gli endpoint co-primari per confrontare i bracci B e C sono stati la sopravvivenza globale ( OS ) e la sopravvivenza libera da progressione ( PFS ), secondo quanto stabilito dallo sperimentatore in base ai Criteri di Valutazione della Risposta nei Tumori Solidi versione 1.1 ( RECIST v1.1 ) nella sottopopolazione ITT-WT.
Tra gli endpoint secondari più importanti, la PFS valutata dallo sperimentare, la OS e la sicurezza nella popolazione ITT.
Le analisi esplorative hanno valutato anche l'efficacia e la sicurezza nei soggetti con metastasi epatiche al basale.

È stato osservato un vantaggio in termini di sopravvivenza nei pazienti che hanno assunto Atezolizumab ( Tecentriq ) in associazione con Bevacizumab ( Avastin ) e chemioterapia, rispetto a Bevacizumab e alla sola chemioterapia ( OS mediana=13.3 vs 9.4 mesi; HR=0.52; IC 95%: 0.33-0.82 ).

Inoltre, Atezolizumab, Bevacizumab e la chemioterapia hanno ridotto il rischio di peggioramento della malattia o di morte ( PFS ) del 59%, rispetto a Bevacizumab e alla chemioterapia ( HR=0.41; IC 95%: 0.26-0.62 ).
Atezolizumab, Bevacizumab e chemioterapia hanno ridotto le dimensioni del tumore ( percentuale di risposta globale ) nel 60.8% dei soggetti ( IC 95% CI: -0.75-40.18 ) rispetto al 41.1% tra i soggetti che hanno assunto Bevacizumab e chemioterapia.

La durata mediana della risposta tra i soggetti trattati con Atezolizumab, Bevacizumab e chemioterapia è stata di 10.7 mesi ( IC 95%: 0.21-0.73 ) rispetto a 4.6 mesi nei pazienti che hanno assunto Bevacizumab e chemioterapia.

Si sono verificati eventi avversi associati al trattamento di grado 3-4 nel 52.1% e 54.5% dei pazienti con metastasi epatiche rispettivamente nel braccio B e nel braccio C.

Atezolizumab è un anticorpo monoclonale studiato per legarsi a una proteina chiamata PD-L1 espressa sulle cellule tumorali e sulle cellule immunitarie infiltranti il tumore, in modo da bloccarne le interazioni con i recettori PD-1 e B7.1. Inibendo PD-L1, Atezolizumab può consentire l'attivazione dei linfociti T.

Negli Stati Uniti Atezolizumab in associazione con nab-Paclitaxel è approvato per il trattamento del carcinoma mammario metastatico triplo-negativo, PD-L1-positivo, e in combinazione con Bevacizumab e chemioterapia per il trattamento di prima linea dei pazienti affetti da carcinoma polmonare non-a-piccole cellule ( NSCLC ) non-squamoso metastatico.
Atezolizumab è anche approvato come trattamento di prima linea del carcinoma polmonare a piccole cellule in stadio esteso ( ES-SCLC ).

Nell’Unione Europea l’indicazione per il carcinoma polmonare non-a-piccole cellule non-squamoso include pazienti con mutazioni di EGFR o aberrazioni genomiche di ALK dopo il fallimento di appropriate terapie target.

Atezolizumab è inoltre approvato nell'Unione Europea, negli Stati Uniti e in altri Paesi per pazienti con tumore NSCLC metastatico precedentemente trattati, e per alcuni tipi di carcinoma uroteliale metastatico non-trattato o precedentemente trattato.
Bevacizumab è un anticorpo biologico studiato per legarsi specificamente a una proteina chiamata fattore di crescita endoteliale vascolare ( VEGF ) la quale svolge un ruolo importante durante tutto il ciclo di vita del tumore per sviluppare e mantenere i vasi sanguigni, un processo noto come angiogenesi.
Bevacizumab è stato concepito per interferire con l'irrorazione sanguigna del tumore legandosi direttamente alla proteina VEGF in modo da evitare interazioni con i recettori presenti sulle cellule dei vasi sanguigni. L'irrorazione sanguigna del tumore è ritenuta fondamentale per la capacità del tumore di crescere e diffondersi nel corpo ( metastatizzare ).

Esiste un razionale scientifico a sostegno dell'impiego in associazione di Atezolizumab e Bevacizumab.
Il regime Atezolizumab e Bevacizumab può rafforzare il sistema immunitario per combattere il tumore NSCLC avanzato in prima linea.
Bevacizumab, oltre ai suoi consolidati effetti anti-angiogenici, può ulteriormente potenziare la capacità di Atezolizumab di ripristinare l'immunità anti-cancro, inibendo l'immunosoppressione associata al VEGF, promuovendo l'infiltrazione del tumore da parte dei linfociti T e consentendo il priming e l'attivazione delle risposte dei linfociti T contro gli antigeni tumorali.

Il carcinoma polmonare è la prima causa di morte per cancro a livello globale. Ogni anno muoiono 1.76 milioni di persone a causa della malattia, il che si traduce in oltre 4.800 decessi al giorno a livello mondiale.
In generale, il carcinoma polmonare può essere diviso in due tipi principali: carcinoma polmonare non-a-piccole cellule e carcinoma polmonare a piccole cellule.
Il tumore NSCLC è il tipo con la maggiore prevalenza e rappresenta circa l'85% di tutti i casi.
NSCLC comprende il carcinoma polmonare non-squamoso e a cellule squamose; la forma squamosa è caratterizzata da cellule piatte che ricoprono la superficie delle vie aeree se osservate al microscopio. ( Xagena_2019 )

Fonte: Roche, 2019

Xagena_Medicina_2019