Terapia della sedazione palliativa nei malati oncologici terminali


I malati terminali possono presentare una varietà di sintomi di fine vita, tra questi: confusione ( delirio ), ansia, insonnia, insufficienza respiratoria ( dispnea ), dolore, vomito e stress.
I farmaci che alterano la coscienza, anche noti come sedativi, possono alleviare questi sintomi.
La cura con i sedativi può variare in termini di livelli di sedazione ( debole, medio, forte ) e durata ( intermittente o continuo ).

In alcuni malati terminali, l’insonnia si manifesta con un delirio agitato negli ultimi giorni di vita.

Lo studio SUPPORT ( Studio per la comprensione delle prognosi e delle preferenze per outcomes e rischi dei trattamenti ) ha indicato che negli ultimi 3 giorni di vita l’80% dei pazienti che muoiono in ospedale sono affetti dalla sindrome da fatigue, il 50% da grave dispnea e il 40% da grave sintomatologia dolorosa.

Nella fase terminale della vita i sintomi possono diventare refrattari, impossibili da controllare con le classiche terapie palliative.
Una potenziale soluzione è quella della sedazione terminale per alleviare questi sintomi refrattari.

La terapia della sedazione palliativa è stata descritta come impiego di medicinali sedativi per alleviare le sofferenze dai sintomi refrattari tramite una riduzione della coscienza del paziente.

I medicinali usati per la sedazione palliativa includono le benzodiazepine ( Midazolam e Clonazepam ), antipsicotici, oppioidi e ipnotici.
Possono essere somministrati per via endovenosa o sottocutanea.

I farmaci sedativi come le benzodiazepine possono mantenere il livello desiderato di sedazione e potenzialmente anche il livello di controllo dei sintomi; il livello di sedazione può essere facilmente mantenuto e il suo effetto è reversibile.

Uno studio ha analizzato i benefici della sedazione farmacologica sulla qualità di vita, sulla sopravvivenza e sul controllo dei sintomi refrattari nei malati adulti terminali negli ultimi giorni di vita.

Sono stati presi in esame 14 studi che hanno coinvolto 4167 adulti, di cui 1137 ha ricevuto la sedazione palliativa.
Più del 95% dei pazienti era affetto da tumore. In 7 studi il setting era un hospice, in 5 studi era un reparto di cure palliative, in 3 studi era un reparto ospedaliero di oncologia, in 2 studi il paziente era seguito da una cura domiciliare palliativa di base.
3 studi erano coinvolti più setting: casa e hospice, hospice e reparto di cure palliative, reparto ospedaliero e hospice.

In tutti gli studi è stato impiegato il Midazolam per la sedazione palliativa, oltre a questo Aloperidolo ( in 8 studi ) e Clorpromazina ( in 5 studi ).
Una piccola proporzione dei pazienti ha ricevuto solo oppioidi ( Morfina, Fentanil, Metadone ) o Propofol o benzodiazepine ( Lorazepam, Diazepam, Clonazepam, Flunitrazepam, Levomepromazina / Metotrimeprazina ), antistaminici ( Prometazina e Clorfenamina ), Fenobarbital, Scopolamina o Ketamina.

9 studi hanno riportato un range di durata della sedazione dall’inizio della somministrazione alla morte da 19 ore a 3-4 giorni.

Nessuno studio ha analizzato la qualità di vita o il benessere dei malati terminali nelle fasi ultime di vita.

Dallo studio è emerso che ci sono farmaci ( ad esempio alcune benzodiazepine ) in grado di determinare un discreto livello di sedazione, che può essere tenuto facilmente sotto controllo e con un effetto reversibile.
E' stato, inoltre, riscontrato che non vi è nessuna differenza statisticamente significativa tra pazienti sedati e non-sedati circa il tempo di sopravvivenza.
Nonostante la sedazione palliativa terminale non sia ancora in grado di controllare in modo ottimale sintomi molto fastidiosi, quali delirio e dispnea, essa rappresenta un approccio terapeutico migliorativo in termini di qualità di vita e benessere dei malati terminali e dei familiari. ( Xagena_2015 )

Fonte: Cochrane Database of Systematic Reviews, 2015

Xagena_Medicina_2015