La mononucleosi infettiva potrebbe essere un fattore di rischio per la sindrome da fatica cronica negli adolescenti


Ricercatori del Northwestern University Feinberg School of Medicine e Children's Memorial Hospital a Chicago negli Stati Uniti, hanno condotto uno studio per caratterizzare in maniera prospettica il decorso e l’esito della sindrome da fatica cronica negli adolescenti durante un periodo di 2 anni dopo mononucleosi infettiva.

In totale, 301 adolescenti ( 12-18 anni ) con mononucleosi infettiva sono stati identificati e valutati per la non-risoluzione della malattia 6 mesi dopo la mononucleosi infettiva.

Gli adolescenti che non avevano risolto la malattia sono stati sottoposti a visita medica con screening a 12 e 24 mesi dopo la mononucleosi infettiva.

A 6, 12 e 24 mesi dopo la mononucleosi infettiva, il 13%, 7% e 4% degli adolescenti hanno incontrato i criteri di definizione della sindrome da fatica cronica.

La maggior parte dei soggetti è guarita con il tempo.

Tutti e 13 gli adolescenti con sindrome da fatica cronica 24 mesi dopo la mononucleosi infettiva erano di sesso femminile e, in media, hanno riferito una gravità maggiore della fatica a 12 mesi.

L’uso di terapia con steroidi durante la fase acuta della mononucleosi infettiva non ha aumentato il rischio di sviluppare la sindrome da fatica cronica.

In conclusione, la mononucleosi infettiva potrebbe essere un fattore di rischio per la sindrome da fatica cronica negli adolescenti.
L’appartenenza al genere femminile e la maggiore gravità della fatica, ma non l’uso di steroidi durante la fase acuta di malattia, sono risultati associati allo sviluppo di sindrome da fatica cronica negli adolescenti. ( Xagena_2009 )

Katz BZ et al, Pediatrics 2009; 124: 189-193



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