Tumore al polmone non-a-piccole cellule senza alterazioni genetiche EGFR e ALK e alta espressione di PD-L1, l’immunoterapia migliora la sopravvivenza
L’immunoterapia rappresenta una delle nuove frontiere nella lotta contro i tumori. Per alcune neoplasie l’utilizzo di immunoterapici nella pratica clinica ha già dimostrato di essere efficace.
Nel corso del Meeting annuale dell’American Association for Cancer Research ( AACR ) è stato presentato uno studio su Nivolumab, in grado di aumentare la sopravvivenza per alcuni pazienti con tumore al polmone.
Questa rappresenta la prima analisi di sopravvivenza in pazienti affetti da carcinoma polmonare non-a-piccole cellule allo stadio IV in un tempo superiore a 5 anni.
Hnno preso parte allo studio 129 pazienti per un tempo non-inferiore a 58 mesi.
E' stato osservato un tasso di sopravvivenza a 5 anni del 16% e del 15%, rispettivamente, per l’istotipo squamoso o non-squamoso.
Il tasso di sopravvivenza si è dimostrato nettamente superiore rispetto a quello riferito a una popolazione equivalente di pazienti affetti dalla stessa neoplasia allo stesso stadio trattati con un trattamento standard ( 4% ).
In Italia, Il tumore al polmone è la neoplasia più diagnosticata dopo quelle al colon-retto e alla mammella, ed è il primo in termini di mortalità.
La chemioterapia standard ha offerto risultati deludenti riguardo alla sopravvivenza nei pazienti con tumore al polmone.
Sono tre i farmaci immunoterapici approvati dall'Agenzia regolatoria europea EMA ( European Medicines Agency ): Atezolizumab ( Tecentriq ), Nivolumab ( Opdivo ) e Pembrolizumab ( Keytruda ).
Il tumore al polmone viene spesso diagnosticato a uno stadio avanzato, quando cioè i trattamenti considerati radicali come la chirurgia non sono ormai praticabili.
I risultati dello studio KEYNOTE-024, presentati al World Conference on Lung Cancer, hanno riguardato il trattamento di prima linea dei pazienti con carcinoma polmonare non-a-piccole cellule ( NSCLC ), metastatico, con alti livelli di espressione di PD-L1, con Pembrolizumab in monoterapia.
Lo studio ha arruolato pazienti con tumore del polmone non-a-piccole cellule squamoso e non-squamoso, senza alterazioni genetiche di EGFR o ALK.
Dopo più di due anni di follow-up, è stata riscontrata una riduzione mediana del rischio di mortalità del 37% con Pembrolizumab rispetto alla chemioterapia.
Inoltre, Pembrolizumab ha raddoppiato la sopravvivenza globale mediana rispetto alla chemioterapia ( 30 mesi vs 14.2 mesi ). ( Xagena_2017 )
Fonte: World Conference on Lung Cancer, 2017
Xagena_Medicina_2017