L'ipotermia dei rianimati da un arresto cardiaco extraospedaliero non modifica la prognosi


Da uno studio è emerso che il raffreddamento corporeo a 34 gradi centigradi, prima del ricovero in ospedale, non migliora la prognosi dei rianimati da un arresto cardiaco extraospedaliero.

E' stato valutato se l’ipotermia precoce potesse cambiare la prognosi dell’arresto cardiaco con o senza fibrillazione ventricolare.

L’asistolia può causare lesioni cerebrali con un elevato tasso di morbilità o mortalità dopo la rianimazione, e l’ipotermia precoce potrebbe migliorare il recupero cerebrale.

Studi precedenti avevano mostrato che una lieve ipotermia, 32-34°C, mantenuta per 12-24 ore era in grado di migliorare sia lo stato neurologico sia la sopravvivenza, tanto che l’induzione ospedaliera dell’ipotermia è raccomandata nei pazienti comatosi dopo la rianimazione da fibrillazione ventricolare.

Rimane da definire la tempistica ottimale, sebbene il raffreddamento rapido dopo rianimazione da asistolia con infusione endovena di fisiologica appaia fattibile e sicuro.
L'unico studio randomizzato sulla ipotermia preospedaliera non aveva casistica sufficiente per rilevare differenze tra i gruppi di studio e di controllo.

L'obiettivo di uno studio è stato quello di verificare se il raffreddamento precoce prima dell’arrivo nel Dipartimento di Emergenza migliorasse la sopravvivenza e la prognosi neurologica in 1359 pazienti, 583 con fibrillazione ventricolare e 776 senza, con arresto preospedaliero rianimati dai paramedici e assegnati casualmente al trattamento standard o al raffreddamento con infusione di 2 litri di fisiologica a 4°C subito dopo il ritorno in ritmo spontaneo.

Quasi tutti i pazienti rianimati da fibrillazione ventricolare sono stati raffreddati all’arrivo in ospedale indipendentemente dalla randomizzazione.

Non sono stati riscontrati cambiamenti nella sopravvivenza alla dimissione e neppure nel recupero neurologico, e anche se l'ipotermia è una strategia promettente, i risultati dello studio non supportano l'uso pre-ospedaliero. ( Xagena_2014 )

Fonte: JAMA, 2014

Xagena_Medicina_2014