Consumo di Ecstasy e cambiamenti cronici delle funzioni cerebrali


Ecstasy ( MDMA ), lo stupefacente che produce sensazioni di euforia e calore emotivo, è stato recentemente proposto come potenzialmente terapeutico nel disturbo da stress post-traumatico.

Le opinioni nel campo della psichiatria e della psicoterapia sono contrastanti, divise tra coloro che pensano che l'Ecstasy possa avere una preziosa attività terapeutica, e coloro che sono preoccupati per gli effetti potenzialmente nocivi della sostanza.

Un gruppo di ricercatori della Vanderbilt University ha cercato di capire cosa succede nel cervello quando si assume Ecstasy.

E' stata esaminata l'attivazione cerebrale durante la stimolazione visiva utilizzando la risonanza magnetica funzionale in soggetti che, in precedenza, avevano fatto uso di Ecstasy ( ma non nelle due settimane precedenti all'esame ) e nei soggetti che non avevano precedentemente impiegato Ecstasy.

E' stata trovata una maggiore attivazione del cervello in tre aree associate all'elaborazione visiva nei consumatori di Ecstasy con la più alta esposizione alla droga.

I risultati sono stati coerenti con le previsioni degli studiosi basate sui risultati di modelli animali.
L'uso di Ecstasy è risultato associato a una perdita di segnalazione della serotonina, che porta ad ipereccitabilità ( maggiore attivazione ) nel cervello.

L'ipereccitabilità indica una perdita di efficienza del cervello, nel senso che sono necessarie più aree del cervello per elaborare le informazioni o eseguire un compito.
I ricercatori hanno scoperto che questo cambiamento di eccitabilità del cervello non ritorna alla normalità nei soggetti che non hanno fatto uso di Ecstasy per più di un anno.

Si pensa che questo cambiamento di eccitabilità corticale possa essere cronico, di lunga durata, e anche permanente, e questo fatto rappresenta una preoccupazione reale, considerando che i consumatori di Ecstasy nello studio erano giovani ( 18-35 anni ).

Il modello di ipereccitabilità è simile a quello osservato negli studi di risonanza magnetica funzionale di soggetti a rischio, o con malattia di Alzheimer allo stadio precoce. Ciò non significa che queste persone sono ad aumentato rischio di demenza, ma che c'è una perdita di efficienza del cervello sia quando si fa uso di Ecstasy per divertimento che nelle fasi iniziali del morbo di Alzheimer.

I risultati suggeriscono che l'ipereccitabilità del cervello ( maggiore attivazione nelle scansioni di risonanza magnetica funzionale ) può essere un biomarcatore utile per la neurotossicità indotta da Ecstasy, che gli studiosi continueranno ad esaminare.

Il National Survey on Drug Use and Health del 2009 ha stimato che negli Stati Uniti 14.2 milioni di persone dai 12 anni di età in su avevano fatto uso di Ecstasy durante la propria vita; 760.000 persone avevano fatto uso di Ecstasy nell'ultimo mese prima di essere intervistate. ( Xagena_2011 )

Fonte: Vanderbilt University, 2011

Link: Benessere.net

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