Il paziente depresso: disturbi psichiatrici o somatici?


Nella pratica clinica difficilmente i pazienti psichiatrici si presentano con quadri clinici ben definiti e facilmente valutabili all'interno dei criteri del DSM-IV. Più frequentemente -addirittura, secondo alcuni studi, in oltre il 90% dei casi - i disturbi psichiatrici sono inizialmente riferiti dal paziente come disturbi somatici . Il malessere che questi soggetti lamentano è peraltro vago e mal definibile come sintomo di una patologia d' organo. I sintomi più frequentemente denunciati sono: affaticamento, problemi gastro-intestinali, sensazione di vertigine, dolori articolari, perdita di peso, dolori toracici e cefalea.
Ansia e depressione possono complicare una malattia somatica, ma sono almeno tre volte più frequenti in soggetti senza problemi internistici evidenziabili . Si ritiene che oltre il 50% dei casi di depressione rimangano non diagnosticati in medicina generale e l' atipicità dei
quadri clinici è una delle cause di questo problema. I pazienti spesso considerano i disturbi psichiatrici come estranei al concetto che essi hanno di malattia e li subiscono senza distinguerli dai tanti problemi di cui quotidianamente si fanno carico. A volte il
depresso espone i suoi sintomi al medico, ma sotto forma di problemi personali che ritiene non possano essere in alcun modo alleviati da un intervento esterno: il paziente depresso è privo di speranza in un futuro migliore.
Il medico deve tenere sempre presente che i fattori di rischio meglio definiti di depressione maggiore sono: il sesso femminile, un precedente episodio depressivo nell'anamnesi o un disturbo depressivo in un parente di primo grado . Una diagnosi negata o tardiva può incidere gravemente sulla futura qualità di vita del paziente depresso.
Oggi è dimostrato che episodi ricorrenti di depressione maggiore, così come altre forme croniche di depressione, possono avere gravi conseguenze di tipo strutturale su alcune aree cerebrali quali l'ippocampo e la corteccia pre-frontale . Il paziente depresso ha un asse ipotalamo-ipofisi-surrene funzionalmente alterato e produce un eccesso di ormoni corticosteroidi, che, nel lungo termine, risultano lesivi sui neuroni di queste due aree cerebrali. I trattamenti antidepressivi prevengono e verosimilmente possono ridurre l'entità di questo genere di lesioni . ( Xagena_2001 )

Fonte : BIF Gen-Feb 2001