Iberdomide, un modulatore della proteina cereblon: risultati promettenti nel lupus eritematoso sistemico


Uno studio di fase 2 ( A Study to Evaluate the Efficacy and Safety of CC-220 in Subjects With Active Systemic Lupus Erythematosus ) ha valutato la sicurezza e l’efficacia di Iberdomide, rispetto al placebo, nel trattamento delle riacutizzazioni del lupus eritematoso sistemico ( LES ).

Il lupus eritematoso sistemico è una patologia reumatica autoimmune caratterizzata da infiammazione cronica sistemica che colpisce principalmente le giovani donne e coinvolge diversi distretti corporei.
Le sue manifestazioni più frequenti sono l'eritema a farfalla sul volto e altre eruzioni cutanee, infiammazione e dolore articolare e la sindrome di Raynaud.
Inoltre, l’infiammazione può coinvolgere anche le pleure, il pericardio, i reni e il sistema nervoso centrale.
Il lupus eritematoso sistemico ha un andamento altalenante con fasi acute con sintomi e manifestazioni più gravi che si alternano a fase di remissione nelle quali i sintomi scompaiono o si attenuano.
Le cause che scatenano lo sviluppo del lupus eritematoso sistemico non sono ben definite ma si conosce il meccanismo autoimmune alla base delle acutizzazioni della malattia.

Il meccanismo d’azione di Iberdomide prevede la degradazione di alcune delle molecole che portano allo sviluppo dell’autoimmunità.

Lo studio di fase 2 randomizzato in doppio cieco ha interessato un totale di 288 pazienti maggiorenni, sia femmine che maschi, con una diagnosi di lupus eritematoso sistemico.
La ricerca è stata condotta in 116 ospedali in tutto il mondo.

Lo studio prevedeva 4 fasi: screening dei pazienti ( 4 settimane ); fase sperimentale ( 24 settimane ); fase di trattamento attivo ( 28 settimane ); estensione del trattamento ( 52 settimane ).
Nella fase sperimentale, i pazienti dono stati divisi in modo random in 4 gruppi: 3 gruppi sperimentali, per un totale di 205 pazienti, hanno ricevuto Iberdomide in 3 diverse dosi ( 0.45 mg, 0.30 mg e 0.15 mg ); 1 gruppo ( gruppo controllo ) composto da 83 pazienti ha ricevuto placebo.
Al termine delle 24 settimane chi aveva ricevuto il placebo è stato arruolato in modo random a uno degli altri 3 gruppi e così tutti i pazienti sono stati trattati con Iberdomide fino al termine della sperimentazione.

L’endpoint primario era rappresentato dall’efficacia dei diversi dosaggi di Iberdomide nel ridurre l’attività di malattia durante le fasi acute, valutata mediante l’indice SRI ( SLE Responder Index ).
Gli endpoint secondari erano rappresentati dall’efficacia nel ridurre l’infiammazione in distretti corporei specifici, ad esempio cute o articolazioni.

Nelle 24 settimane di fase sperimentale, il gruppo di pazienti trattati con la dose più alta di Iberdomide ha ottenuto risultati migliori rispetto al gruppo che aveva ricevuto placebo: il 54% dei pazienti ha raggiunto l’endpoint contro il 35%.
I due gruppi di pazienti trattati con le più basse dosi di Iberdomide non hanno ottenuto benefici significativamente diversi dal gruppo controllo.

Alcuni pazienti hanno sviluppato reazioni avverse come infezioni urinarie e respiratorie e una riduzione del numero di globuli bianchi. ( Xagena_2022 )

Fonte: The New England Journal of Medicine, 2022

Xagena_Medicina_2022