Studio REGENCY: risposta renale completa nei pazienti con nefrite lupica attiva trattati con Obinutuzumab in aggiunta alla terapia standard


Lo studio di fase 3 REGENCY ha dimostrato che l'impiego di Obinutuzumab, una terapia di deplezione delle cellule B, in aggiunta alla terapia standard, è risultato superiore per efficacia alla sola terapia standard nell’ottenere una risposta renale completa nei pazienti con nefrite lupica attiva.

Obinutuzumab è un anticorpo monoclonale anti-CD20, utilizzato per potenziare la citotossicità cellulo-mediata anticorpo-dipendente e la fagocitosi. E’ attualmente approvato solo per il trattamento di neoplasie ematologiche.

Le cellule B hanno un ruolo nella patogenesi della nefrite lupica, pertanto la deplezione delle cellule B può rappresentare un approccio terapeutico valido.

I risultati di uno studio di fase 3 sull’impiego di Rituximab, un anticorpo anti-CD20, nella nefrite lupica che non avevano dimostrato un’efficacia clinica del farmaco alla 52a settimane, hanno portato a verificare l’efficacia clinica in questi pazienti difficili nello studio di fase 3 REGENCY.

Sono stati reclutati 135 pazienti, che sono stati randomizzati ad uno dii due schemi di dosaggio di Obinutuzumab ( 1.000 mg il giorno 1 e alle settimane 2, 24, 26 e 52, con o senza una dose alla settimana 50 ), mentre 136 sono stati randomizzati a trattamento con placebo. I pazienti avevano un'età compresa tra i 18 e i 75 anni, con lupus eritematoso sistemico e nefrite lupica attiva di classe III o IV confermata dalla biopsia renale, con o senza malattia di classe V concomitante.

Entrambi i gruppi di trattamento erano stati sottoposti a trattamento con una terapia standard a base di Micofenolato mofetile e Prednisone al momento della randomizzazione, se non erano già trattati con questa terapia, con una dose target di Prednisone di 7,5 mg/die entro la settimana 12 e di 5 mg/die entro la settimana 24.

Sono stati esclusi i pazienti con un valore di velocità di filtrazione glomerulare stimata ( eGFR ) inferiore a 30 mL/min/1,73m2 di superficie corporea o con malattia renale allo stadio terminale richiedente dialisi o trapianto, con evidenza di infezione attiva, con una terapia anti-CD20 somministrata durante o nei 9 mesi precedenti lo screening e con una terapia a base di Ciclofosfamide, Tacrolimus, Ciclosporina o Voclosporina somministrata durante o nei 2 mesi precedenti lo screening.

Il 46,4% dei pazienti randomizzati a trattamento con Obinutuzumab ha raggiunto una risposta renale completa ( endpoint primario ) alla settimana 76 rispetto al 33,1% di quelli randomizzati al placebo (P=0,02).

Un maggior numero di pazienti trattati con Obinutuzumab ha raggiunto una risposta renale completa con un tapering del Prednisone a 7,5 mg/die o inferiore tra le settimane 64 e 76 ( 42,7% vs 30,9%, P=0,04 ).

Inoltre, il 55,5% dei pazienti trattati con Obinutuzumab aveva un rapporto proteine urinarie / creatinina inferiore a 0,8 senza eventi intercorrenti, rispetto al 41,9% di quelli trattati con placebo (P=0,02).

In un'analisi per sottogruppi, sono state identificate alcune popolazioni di pazienti che hanno beneficiato del trattamento con Obinutuzumab più di altre: pazienti di sesso femminile vs. maschile; pazienti con UPCR nelle 24 ore maggiore o uguale a 3 al basale vs meno di 3; pazienti con livello di anticorpi anti-dsDNA maggiore di 120 UI/mL al basale vs minore o uguale a 120 UI/m; pazienti con livelli di complemento C3 minore di 0,9 g/L al basale vs maggiore o uguale a 0,9 g/L; pazienti con livelli di complemento C4 minore di 0,1 g/L al basale vs maggiore di 0,1 g/L; pazienti con nefrite lupica di classe IV vs classe III; pazienti con malattia di classe V concomitante al basale vs assenza di malattia; pazienti con nefrite lupica di nuova diagnosi vs malattia precedentemente diagnosticata.

Non sono stati registrati segnali di sicurezza inattesi, anche se un numero maggiore di pazienti trattati con Obinutuzumab ha sperimentato un evento avverso grave (32,4% vs 18,2%), più comunemente eventi correlati a COVID-19, infezione del tratto urinario, polmonite e gastroenterite.

Quattro pazienti sono deceduti durante lo studio: 3 nel gruppo Obinutuzumab (2 per polmonite correlata a COVID-19 e 1 per sindrome nefrosica) e 1 nel gruppo placebo a causa di COVID-19.

In conclusione, lo studio REGENCY ha dimostrato che Obinutuzumab, un agente di deplezione delle cellule B , quando aggiunto alle cure standard, è in grado di indurre la remissione completa in un numero maggiore di pazienti affetti da nefrite lupica rispetto al placebo. Inoltre, un numero maggiore di pazienti trattati con Obinutuzumab è stato anche in grado di raggiungere la remissione, riducendo contemporaneamente la posologia d’impiego dei corticosteroidi. ( Xagena_2025 )

Fonte: The New England Journal of Medicine ( NEJM ), 2025

XagenaMedicina_2025