Traumi e ustioni in gravidanza


I traumi addominali possono causare la rottura del fegato, della milza, del corpo luteo gravidico, dell’utero con distacco di placenta, la frattura del bacino e la rottura della vescica.

Sono dovuti nella maggior parte dei casi ad avvenimenti accidentali, altre volte ad atti criminosi volti all’interruzione di gravidanza.

Quando ci si trova di fronte ad un evento del genere è importante cercare di mantenere tre condizioni vitali basilari :

Pervietà delle vie aeree

Respirazione

Circolazione

Nel caso la paziente fosse in grado di respirare autonomamente è opportuna la somministrazione di ossigeno, altrimenti in assenza di respirazione spontanea bisogna intubare la paziente e operare il massaggio cardiaco in caso di arresto.
Per evitare la compressione della vena cava che porterebbe a difficoltà di ritorno venoso andrebbe sistemato un cuscino sotto il fianco destro di modo che l’utero ne possa venire allontanato.
Per mantenere un volume circolatorio adeguato è necessaria la somministrazione di liquidi.

Nel caso la paziente andasse in arresto cardio-circolatorio, data la nota capacità del feto di resistere per 4-5 minuti all’asfissia, va praticato un taglio cesareo d’urgenza anche senza anestesia e in campo non sterile, eseguito in qualunque posto si trovi la paziente; questo oltre alla possibilità di salvare il feto migliorerebbe le condizioni della dinamica cardiaca della madre.
Purtroppo però non garantirebbe su eventuali danni cerebrali anche a distanza di tempo sul nascituro.

Traumi addominali chiusi

Sono causati principalmente in occasione di incidenti stradali in assenza di cinture di sicurezza o con cinture a contenzione addominale bassa.
L’urto in queste condizioni può determinare il distacco della placenta. E’ la più frequente e seria complicazione da trauma chiuso in corso di gravidanza avanzata quando l’utero è abbondantemente in sede addominale.

Il quadro clinico materno è caratterizzato da emorragie vaginali e aumento di volume uterino che si manifesta dolente e contratto dovuto a presenza di sangue retroplacentare

Il quadro clinico fetale è caratterizzato da tachiaritmie, decelerazione cardiaca, morte.

Quando al distacco di placenta si accompagna la rottura dell’utero la situazione diventa ancor più grave con emoperitoneo, ipotensione, shock materno e morte fetale.

La frattura del bacino può comportare una lesione della vescica con ematuria, uroperitoneo e danno cerebrale fetale solitamente mortale.

La rottura di fegato e milza causa un massivo emoperitoneo con grave dolore, ipotensione e shock, che portano spesso a morte sia la madre che il feto.

Per la diagnosi è possibile eseguire indagini radiologiche, non raccomandate però al di sotto delle 15 settimane di età fetale per rischi di ritardo mentale; sono preferibili la TAC e la risonanza magnetica che comportano dosi inferiori di radiazioni.

Tali indagini presuppongono la stabilizzazione della paziente in seguito al trauma; se non fosse possibile bisogna procedere con un intervento rianimatorio sommario e laparotomia esplorativa.

Traumi addominali penetranti

In caso di ferite profonde all’addome è possibile che possano essere coinvolti anche contemporaneamente utero, feto, intestino, omento, vescica e grossi vasi, per cui sintomatologia e quadro clinico possono essere anche molto diversi da caso a caso; dopo il ricovero è necessario stabilire la sede della lesione, l’organo o gli organi coinvolti e la vitalità e il benessere fetale.

Particolarmente gravi risultano essere le ferite inferte in seguito a tentativo di aborto perché oltre al trauma viene perso tempo importante, in quanto solitamente la paziente non si presenta subito in ospedale nella speranza che gli esiti della manovra possano essere confusi con la patologia abortiva normale.

In questo caso eventuali lesioni interne come ad esempio quelle intestinali possono portare a grave peritonite anche ad esito mortale o a lesioni ai grossi vasi, determinando emorragie massive che portano a stati di shock.

Per queste ragioni il trattamento del caso va a discrezione del medico, che valuterà di caso in caso l’intervento migliore in base anche all’età gestazionale.
La terapia medica complementare riguarderà:

Somministrazione di liquidi

Somministrazione di antibiotici

Emotrasfusioni ( se necessarie )

Ustioni

Estese ustioni possono ripercuotersi sul benessere fetale in quanto provocano un’intensa perdita di liquidi e instabilità della termoregolazione con possibile conseguente shock ipovolemico.
Per cui nel caso le ustioni dovessero interessare il 50% o più del corpo il benessere fetale potrebbe risentirne, quindi se il feto dovesse essere vitale è consigliabile l’interruzione della gravidanza.

Se il feto non è ancora vitale, se l’ustione non è troppo estesa, se la somministrazione di liquidi assicura comunque una buona perfusione placentare, si può aspettare; bisogna comunque tenere presente che la grande quantità di prostaglandine prodotta come conseguenza dell’ustione e dell’instaurarsi delle infezioni può determinare l’insorgenza del parto prematuro.

La terapia consiste nella somministrazione di fluidi, elettroliti, antibiotici e nella costante monitorazione delle condizioni fetali. ( Xagena_2010 )

Gyne2010