Il paradosso dell’obesità: i pazienti obesi o in sovrappeso con insufficienza cardiaca stabile hanno un rischio minore di morte rispetto ai pazienti con peso normale o sottopeso


Nella popolazione generale l’obesità è associata ad un aumento del rischio di eventi avversi.
Tuttavia, studi condotti su pazienti con malattia cronica indicano che i soggetti in sovrappeso ed obesi possono, paradossalmente, avere outcome migliori rispetto ai soggetti magri.

Ricercatori della Yale University - School of Medicine hanno esaminato l’associazione tra l’indice di massa corporea ( BMI, body mass index ) e l’outcome ( esito ) nei pazienti ambulatoriali con insufficienza cardiaca stabilizzata.

Sono stati presi in esame i dati di 7.767 pazienti con insufficienza cardiaca stabile arruolati nel Digitalis Investigation Group Trial.

In base al BMI iniziale, i pazienti sono stati classificati come: sottopeso ( BMI < 18.5 ), peso normale ( BMI : 18.5 – 24.9 ), sovrappeso ( BMI : 25.0 – 29.9 ) ed obesi ( BMI ³ 30.0 ) .

La percentuale di mortalità per tutte le cause è diminuita in modo quasi lineare dai gruppi con BMI più basso a quelli con BMI più alto, dal 45.0% nel gruppo sottopeso al 28.4% nel gruppo obeso ( p per trend < 0.001 ).

Dopo aggiustamento per variabili, i pazienti in sovrappeso ed obesi hanno manifestato un più basso rischio di decesso ( hazard ratio, HR = 0.88 e 0.81, rispettivamente ) rispetto ai pazienti con peso normale ( riferimento ).

Al contrario, i pazienti sottopeso affetti da insufficienza cardiaca stabile sono risultati ad alto rischio di decesso ( HR = 1.21 ).

I pazienti ambulatoriali affetti da insufficienza cardiaca stabilizzata, l’indice BMI più alto era associato ad un più basso rischio di mortalità.
I pazienti in sovrappeso o obesi hanno riportato un più basso rischio di mortalità rispetto a quelli con normale peso corporeo .

Secondo gli Autori è necessario comprendere i meccanismi del “ paradosso dell’obesità ” nei pazienti con insufficienza cardiaca prima di fornire raccomandazioni riguardo al peso corporeo e al suo controllo in questa popolazione di persone. ( Xagena_2005 )

Curtis JP et al, Arch Intern Med 2005; 165: 55-61



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