Insufficienza cardiaca in fase avanzata: la terapia di risincronizzazione cardiaca riduce il rischio di ospedalizzazione
Nello studio COMPANION ( Comparison of Medical Therapy, Pacing and Defibrillation in Heart Failure ), 1.520 pazienti con insufficienza cardiaca avanzata sono stati assegnati in un rapporto 1:2:2 a terapia farmacologica ottimale, terapia farmacologica ottimale più terapia di risincronizzazione cardiaca oppure a terapia di risincronizzazione cardiaca più defibrillatore.
L’uso della terapia di risincronizzazione cardiaca più terapia farmacologica ottimale o defibrillatore è risultato associato a una riduzione significativa nel rischio combinato di morte o di ospedalizzazione per tutte le cause.
Anche la mortalità è risultata significativamente ridotta ( terapia farmacologica ottimale versus terapia di risincronizzazione cardiaca e defibrillatore ).
Per superare gli ostacoli legati alla comparazione tra i gruppi di trattamento, i Ricercatori hanno utilizzato un test non parametrico degli eventi ricorrenti che teneva conto di ricoveri multipli in ospedale, tempo di follow-up differenziale tra i gruppi e morte come un rischio concorrente.
Rispetto alla terapia farmacologica ottimale, la terapia di risincronizzazione cardiaca con terapia farmacologica ottimale o con defibrillatore è risultata associata a un 21% e a un 25% di riduzione dei ricoveri in ospedale per paziente-anno di follow-up per tutte le cause, a una riduzione del 34% e 37% delle ospedalizzazioni per cause cardiache e a una riduzione del 44% e del 41% delle ospedalizzazioni per insufficienza cardiaca.
Riduzioni simili sono state osservate per i giorni di ospedalizzazione per paziente-anno.
La riduzione nel tasso di ospedalizzazione per insufficienza cardiaca nei gruppi con terapia di risincronizzazione cardiaca si è manifestata entro pochi giorni dalla randomizzazione ed è rimasta sostenuta.
I tassi di ospedalizzazione non-cardiaca non hanno mostrato differenze tra i gruppi.
In conclusione, l’uso di terapia di risincronizzazione cardiaca con o senza un defibrillatore in pazienti con insufficicenza cardiaca in fase avanzata è risultato associato a una marcata riduzione dei tassi di ospedalizzazione per tutte le cause, per cause cardiache e per scompenso cardiaco in un’analisi che teneva conto del rischio concorrente di mortalità e di differenze nel tempo di follow-up. ( Xagena_2009 )
Anand IS et al, Circulation 2009;119: 969-977
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