La risincronizzazione cardiaca riduce le complicanze e la mortalità nei pazienti con insufficienza cardiaca


La risincronizzazione cardiaca riduce i sintomi e migliora la funzione ventricolare sinistra in molti pazienti con insufficienza cardiaca dovuta a disfunzione sistolica ventricolare sinistra e dissincronia cardiaca.

I Ricercatori del Cardiac Resynchronization – Heart Failure ( CARE-HF ) Study hanno valutato gli effetti della risincronizzazione cardiaca sulla morbidità e sulla mortalità.

Hanno preso parte allo studio 813 pazienti con insufficienza cardiaca classe III o IV NYHA dovuta a disfunzione sistolica ventricolare sinistra o dissincronia cardiaca.

Questi pazienti sono stati assegnati in modo casuale a ricevere terapia farmacologica con o senza risincronizzazione cardiaca.

L’end point primario era rappresentato dal tempo alla morte per ogni causa o da un’ospedalizzazione non programmata per un evento cardiovascolare maggiore.
L’end point secondario comprendeva la morte per ogni causa.

Il periodo osservazionale è stato di 29,4 mesi.

L’end point primario è stato raggiunto da 159 pazienti nel gruppo risincronizzazione cardiaca e da 224 pazienti trattati solo con terapia farmacologica ( 39% verus 55%, hazard ratio, HR = 0,64; p < 0,002 ).

Rispetto alla terapia farmacologica, la risincronizzazione cardiaca ha ridotto il ritardo interventricolare meccanico, l’indice del volume telesistolico, e l’area del getto del rigurgito mitralico ed ha aumentato la frazione di eiezione ventricolare sinistra e migliorato i sintomi e la qualità della vita ( p < 0,01 per tutti i confronti ).

I dati dello studio hanno indicato che nei pazienti con insufficienza cardiaca e dissincronia cardiaca, la risincronizzazione cardiaca migliora i sintomi e la qualità della vita, e riduce le complicanze ed il rischio di morte. ( Xagena_2005 )

Cleland J G F et al, N Engl J Med 2005 ; 352 : 1539-1549



MedicinaNews.it