L'interruzione del trattamento con regimi contenenti Enzalutamide non ha un impatto sulla qualità di vita nei pazienti con carcinoma della prostata non-metastatico ormono-sensibile con recidiva biochimica, ad alto rischio di metastasi


I risultati di un'analisi post-hoc dello studio di fase 3 EMBARK hanno mostrato che l'interruzione del trattamento con regimi contenenti Enzalutamide non ha un impatto significativo sulla qualità di vita (QOL) complessiva nei pazienti con tumore alla prostata non-metastatico ormono-sensibile ( nmHSPC ) con recidiva biochimica, ad alto rischio di metastasi, che hanno risposto a queste terapie.

Studio EMBARK

EMBARK è uno studio multicentrico internazionale, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, che ha coinvolto 1068 pazienti adulti affetti da carcinoma della prostata non-metastatico ormono-sensibile con recidiva biochimica, ad alto rischio di metastasi. I pazienti avevano presentato progressione della malattia dopo l’intervento chirurgico o la radioterapia e avevano un tempo di raddoppio del PSA (minore di 9 mesi) rapido.

I pazienti sono stati assegnati secondo un rapporto 1:1:1 al trattamento con Enzalutamide per os alla dose di 160 mg una volta al giorno, oppure Enzalutamide 60 mg una volta al giorno in combinazione con Leuprolide intramuscolare o sottocutanea alla dose di 22,5 mg una volta al giorno ogni 12 settimane o un placebo più Leuprolide intramuscolare o sottocutanea alla dose di 22,5 mg una volta ogni 12 settimane.

L’endpoint primario dello studio era la sopravvivenza libera da metastasi (MFS).

I dati di efficacia dall’analisi primaria dello studio avevano dimostrato che il trattamento con Enzalutamide più Leuprolide può ridurre del 58% il rischio di metastasi o morte rispetto alla sola Leuprolide in questa popolazione di pazienti ( hazard ratio, HR 0,42; IC al 95%, 0,30-0,61; P minore di 0,001). Al momento dell’analisi la mediana di sopravvivenza non era ancora stata raggiunta né nel braccio trattato con Enzalutamide più Leuprolide né nel braccio di controllo, mentre il tasso di sopravvivenza libera da metastasi a 5 anni era risultato rispettivamente dell’87,3% contro 71,4%.

Nello studio EMBARK, i pazienti hanno ricevuto il trattamento a cui erano stati originariamente assegnati per 37 settimane e poi è stato misurato il PSA. Se il paziente aveva una buona risposta biochimica, definita come un valore di PSA inferiore a 0,2 ng/ml, il trattamento veniva interrotto e il paziente non assumeva la terapia finché il PSA non saliva sopra i 2 ng/ml, per coloro che erano stati sottoposti alla prostatectomia radicale, o sopra i 5 ng/ml, per i pazienti non-sottoposti alla chirurgia.

La probabilità di poter sospendere il trattamento è risultata maggiore per i pazienti trattati con Enzalutamide. Il trattamento è stato sospeso rispettivamente nel 90% dei pazienti (n=321) assegnati a Enzalutamide in monoterapia e nell’86% (n=304) di quelli assegnati a Enzalutamide in combinazione, rispetto al 67% (n=240) di quelli trattati con Leuprolide in monoterapia.

L'obiettivo dell'analisi post-hoc presentata al Congresso ASCO, era valutare se l’interruzione del trattamento avesse un impatto sulla qualità di vita dei pazienti.
Sono stati raccolti i dati chiedendo ai pazienti di completare i questionari ( Patient Reported Outomes, PRO ) al basale e ogni 12 settimane durante lo studio, fino a progressione della malattia.
Le valutazioni sono state effettuate partendo dalla settimana 37, subito prima della sospensione del trattamento, considerato come tempo 0, e quindi sono state osservate le variazioni del QOL nel tempo. Sono stati esclusi dall’analisi i pazienti che successivamente riprendevano il trattamento.
Molti pazienti hanno ripreso il trattamento dopo la settimana 109, che pertanto è stata considerata come punto finale per l’analisi. In questo modo sono stati raccolti i dati per circa 2 anni di sospensione del trattamento.

I risultati della scala BPI-SF ( Brief Pain Inventory Short Form ), che misura il dolore in un intervallo da 0 a 10 ( il punteggio più alto associato a dolore peggiore ), non hanno mostrato cambiamenti significativi in nessun braccio di trattamento. I dati per l’item 3 della scala BPI-SF ( peggior dolore nelle ultime 24 ore ) hanno mostrato punteggi pari a -3,3 nel braccio trattato con Enzalutamide in monoterapia, -2,9 in quello trattato con Enzalutamide in combinazione e -2,9 nel braccio di controllo.

Non sono stati riscontrati cambiamenti significativi nella qualità di vita misurata mediante il questionario FACT-P ( Functional Assessment of Cancer Therapy-Prostate ), il cui punteggio va da 0 a 156, dove un punteggio più alto indica una condizione migliore. Le variazioni dei punteggi totali del FACT-P durante l'intervallo di tempo dell'analisi sono state pari a 22,3 per il braccio trattato con Enzalutamide in monoterapia, 21,3 per il braccio trattato con Enzalutamide in combinazione e 19,5 per il braccio di controllo. Nel modulo relativo al benessere fisico del FACT-P ( intervallo 0-28; punteggio più alto associao a migliore benessere fisico ), le variazioni del punteggio sono state rispettivamente pari a 3,5, 3,3 e 3.

Anche i punteggi del questionario QLQ-PR25 ( European Organization for Research and Tx of Cancer QoL Questionnaire-Prostate 25 ) non hanno mostrato differenze significative nella qualità di vita per quanto riguarda l’attività sessuale e i sintomi urinari.
I punteggi del questionario QLQ-PR25 relativi ai sintomi correlati al trattamento ormonale sono migliorati rapidamente in tutti i bracci subito dopo la sospensione del trattamento; tuttavia, questi sintomi sono peggiorati dopo la settimana 97 e alla fine sono tornati ai livelli della settimana 37, circa. ( Xagena_2024 )

Fonte: American Society of Clinical Oncology ( ASCO ) Meeting 2024

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