Sorveglianza attiva per il tumore della prostata
Uno studio di ampie dimensioni, pubblicato sulla rivista scientifica Tumori Journal, ha confermato la validità e la sicurezza della sorveglianza attiva nell’evitare i trattamenti curativi nei pazienti selezionati con diagnosi di tumore alla prostata non-aggressivo.
La sorveglianza attiva consiste nel monitorare un tumore della prostata non-pericoloso, evitando o ritardando gli effetti collaterali delle terapie radicali, prostatectomia o radioterapia.
Sono stati arruolati e seguiti 818 pazienti con carcinoma alla prostata ad andamento indolente, che sono stati sottoposti a monitoraggio continuativo con l'obiettivo principale di ridurre o differire i trattamenti curativi.
A distanza di cinque anni, il 50% dei pazienti è ancora nel Programma di Sorveglianza Attiva.
Non si sono verificati decessi a causa del carcinoma prostatico e neppure metastasi.
Questo significa che la metà dei pazienti arruolati, a 5 anni dalla diagnosi, ha potuto evitare gli effetti indesiderati di un trattamento curativo non-necessario e quindi inappropriato.
Secondo i dati 2016 AIOM/AIRTUM, il tumore alla prostata è il più frequente tra gli uomini a partire dai 50 anni, con 36mila nuove diagnosi ogni anno.
Di questi, almeno il 30% potrebbe avere una forma con caratteristiche tali da entrare in un Programma di Sorveglianza Attiva.
Lo studio era nato da una necessità nota da tempo, che riguarda non solo il tumore della prostata: ridurre l’overtreatment, vale a dire l’eccesso di trattamenti radicali, il più delle volte gravati da rilevanti effetti collaterali.
Nel caso dei tumori indolenti potrebbero essere evitate per tutta la vita oppure posticipate seguendo il paziente in un Programma di sorveglianza attiva.
I trattamenti attualmente utilizzati per il tumore iniziale della prostata sono sostanzialmente l’intervento chirurgico o la radioterapia, che come ben noto possono però influenzare negativamente la qualità di vita del paziente.
Questo studio ha confermato la fattibilità e la sicurezza della sorveglianza attiva che si configura come una delle strategie di cura a disposizione.
Tutti i pazienti vengono sottoposti annualmente a due controlli clinici con palpazione della ghiandola prostatica e a quattro analisi del PSA.
Al termine del primo anno dopo l’entrata e periodicamente durante il Programma di sorveglianza attiva, è necessario anche ripetere la biopsia.
L’uscita dal Programma a causa di uno stato di ansia ha interessato solo l'1.1% dei partecipanti.
Se si possiedono i criteri di un tumore indolente, i maggiori beneficiari del Programma di Sorveglianza Attiva potrebbero essere i pazienti giovani, under 60, la cui qualità di vita può essere più a lungo compromessa dagli effetti collaterali dei trattamenti. ( Xagena_2017 )
Fonte: Istituto Nazionale Tumori di Milano, 2017
Xagena_Medicina_2017