Variante Delta ( indiana ), studio su Lancet: due dosi di vaccino efficaci nel ridurre il rischio di infezione, tuttavia la protezione si riduce del 13% rispetto alla variante Alfa ( inglese )


La variante Delta ( indiana ), che sta creando allerta in Gran Bretagna e in Europa, riduce del 13% l’efficacia dei vaccini, ma due dosi, sia di Astrazeneca che di Biontech-Pfizer, riducono il rischio di infezione.
Queste le conclusioni di uno studio pubblicato su The Lancet.

L’analisi, condotta dall’Università di Edimburgo ( Scozia ), ha evidenziato che il rischio di ricovero in ospedale dopo essere rimasti contagiati con la variante Delta di SARS-CoV 2 è quasi doppio rispetto a quello della variante Alfa ( inglese ).
Un completo ciclo vaccinale fornisce comunque una forte protezione, sebbene inferiore rispetto alla variante inglese.

La variante indiana è ormai la forma predominante di coronavirus nel Regno Unito e si ritiene che sia al 60% più trasmissibile di quella inglese. Come le precedenti varianti del virus, anche nel caso di quella indiana le persone che corrono più rischi di ospedalizzazione sono quelle con patologie preesistenti.

I vaccini riducono il rischio di ospedalizzazione, ma occorrono 28 giorni dopo la somministrazione della prima dose per riscontrare forti effetti di protezione contro la variante indiana.
In particolare, il vaccino Pfizer-Biontech fornisce contro questa variante una protezione del 79%, contro una protezione del 92% con la variante inglese.
Per il vaccino Oxford-AstraZeneca, invece, è stata rilevata una protezione del 60% contro le infezioni dovute alla variante indiana, rispetto al 73% della variante inglese.

La ricerca ha riguardato il periodo dal 1 aprile al 6 giugno 2021 della popolazione scozzese.

Entro il 1 aprile 2021, il 44.7% aveva ricevuto una dose del vaccino e il 7.6% aveva ricevuto due dosi. Tra le persone di età pari o superiore a 65 anni, le percentuali erano rispettivamente del 91.2% e del 15.9%.
Alla fine del periodo di studio cioè il 6 giugno 2021 le percentuali erano ovviamente cambiate: il 59.4% aveva ricevuto una dose e il 39.4% due dosi. In questo arco temporale le proporzioni corrispondenti erano rispettivamente del 91.7% e dell’88.8% per le persone di età pari o superiore a 65 anni.

Nel periodo analizzato ci sono state 19.543 infezioni: tra questi 377 persone sono state ricoverate in ospedale per Covid 19; 7.723 persone ( pari al 39.5% ) di questi casi e 134 pazienti ( pari al 35.5% ) ricoverati in ospedale erano positivi al gene S presente nel 99% dei casi di variante Delta. Il 70% dei casi positivi al gene S presi in esame non aveva ricevuto alcuna dose di vaccino.

La mutazione, che inizialmente era stata chiamata indiana, è stata individuata principalmente nella fascia più giovane della popolazione. ( Xagena_2021 )

Fonte: The Lancet, 2021

Xagena_Medicina_2021