Sindrome ipereosinofila: Mepolizumab riduce le riacutizzazioni


I risultati di uno studio pilota condotto con Mepolizumab ( Nucala ) nel trattamento dei pazienti che soffrono di sindrome ipereosinofila ( HES ), rende il farmaco il primo trattamento che ha dimostrato una riduzione nelle recidive di questa rara malattia.

Lo studio di fase III ha raggiunto l’endpoint primario, con un risultato statisticamente significativo: oltre 50% di pazienti ha avuto esperienza di minori recidive di sindrome ipereosinofila ( peggioramento dei sintomi o livelli di eosinofili che richiedevano un incremento della terapia ) dopo trattamento con Mepolizumab rispetto a placebo, quando il farmaco veniva associato al miglior trattamento disponibile, nel corso di un periodo di studio di 32 settimane ( 56% vs 28%; p=0.002 ).

Anche gli endpoint secondari dello studio sono risultati statisticamente significativi, ad ulteriore conferma dell’endpoint primario. In particolare:

- il rischio della prima recidiva di sindrome ipereosinofila nel corso dello studio è stato inferiore del 66% nei pazienti trattati con Mepolizumab in confronto a placebo ( hazard ratio, HR=0.34; 95% CI 0.18, 0.67 );

- è stata registrata una riduzione del 66% del tasso annualizzato di recidive in confronto a placebo ( rate ratio, RR=0.34; 95% CI 0.19, 0.63 );

- i punteggi della scala di valutazione dell’astenia sono risultati migliorati nel gruppo Mepolizumab rispetto a placebo ( p=0.036 ).

I risultati sulla sicurezza registrati nello studio sono risultati in linea con il profilo noto di Mepolizumab.

In conclusione, Mepolizumab è noto per la sua azione nella riduzione dei livelli di eosinofili nel sangue e questa evidenza suggerisce che ha il potenziale per diventare un’opzione di trattamento mirato per diverse patologie infiammatorie caratterizzate dall’aumento degli eosinofili. ( Xagena_2019 )

Fonte: GSK, 2019

XagenaMedicina_2019