Diabete di tipo 2: la Metformina produce nel lungo periodo benefici sul rischio di malattia macrovascolare
Uno studio ha valutato se la Metformina ( Glucophage ) nei pazienti con diabete mellito di tipo 2, fosse in grado di offrire benefici significativi a livello metabolico e cardiovascolare.
Lo studio ha riguardato 390 pazienti trattati con Insulina. Il periodo osservazionale è stato in media di 4.3 anni. Alla terapia con Insulina è stata aggiunta la Metformina al dosaggio di 850 mg/die oppure il placebo ( 1-3 volte/die ).
Il trattamento con Metformina è stato in grado di prevenire l’aumento del peso corporeo ( aumento medio di peso: -3.07 kg; p<0.001 ), di migliorare il controllo glicemico ( riduzione media dei livelli di HbA1c: 0.4%; p<0.001 ), e di ridurre le richieste di Insulina ( riduzione media: 19.63 UI/die; p<0.001 ).
La Metformina non è risultata associata ad un miglioramento dell’endpoint primario ( aggregato di morbilità e mortalità microvascolare e macrovascolare ). Tuttavia, ha prodotto un miglioramento dell’endpoint secondario macrovascolare ( hazard ratio, HR=0.61; p=0.02), parzialmente spiegato dalla differenza di peso.
L’NNT, cioè il numero di soggetti da trattare per prevenire un endpoint macrovascolare, è stato pari a 16.1.
Lo studio ha dimostrato che nei pazienti con diabete mellito di tipo 2, l’aggiunta della Metformina all’Insulina, ha prodotto un miglioramento di peso corporeo, controllo glicemico e la necessità di ulteriori somministrazioni di Insulina; tuttavia non è stato raggiunto l’endpoint primario dello studio.
Nel corso di 4.3 anni, la Metformina ha ridotto il rischio di malattia macrovascolare. ( Xagena_2009 )
Fonte: Archives of Internal Medicine, 2009