Parkinson: il trattamento dopaminergico correlato a eventi avversi comportamentali


I disturbi del controllo dell’impulso e i comportamenti ripetitivi aberranti stanno acquisendo sempre più rilevanza clinica nella malattia di Parkinson per il fatto che si presentano nel corso del trattamento di sostituzione della dopamina ( principalmente con gli agonisti della dopamina ), peggiorando la qualità di vita dei pazienti e di chi li assiste. I pazienti non sono in grado di valutare in modo adeguato le conseguenze negative delle proprie azioni e sono inclini a svolgere attività compulsive alla ricerca di una ricompensa.

E’ stata compiuta una revisione della letteratura con l’obiettivo di delineare strategie per il trattamento e la prevenzione dei disturbi del comportamento nella malattia di Parkinson.
L’analisi ha riguardato studi pubblicati nel periodo 1990-2008.

E’ emerso che i fattori di rischio per lo sviluppo dei disturbi comportamentali nella malattia di Parkinson sono i seguenti: sesso maschile, giovane età all’esordio, tratti di personalità caratterizzati da alta impulsività e da ricerca di novità, e storia personale o familiare di disturbi additivi.
In modo specifico negli individui predisposti, la terapia di sostituzione a base di dopamina porta a iperstimolazione dei recettori della dopamina entro le vie mesocorticolimbiche con conseguente sviluppo di comportamenti additivi, come disturbi del controllo dell’impulso e assunzione di farmaci in modo compulsivo.

Poiché questi disturbi interessano soggetti che hanno spesso storia psichiatrica irrilevante e nessuna alterazione cognitiva, la loro identificazione e il trattamento risulta complesso.

L’assunzione di farmaci con modalità compulsiva è comunemente associata a fluttuazioni nella fase avanzata della malattia, mentre i disturbi del controllo dell’impulso si presentano frequentemente nella fase precoce della malattia di Parkinson e all’interno dei normali dosaggi.

Innanzitutto, il trattamento consiste nella riduzione della terapia dopaminergica; spesso è richiesto il supporto psicosociale.
L’impiego di farmaci SSRI ( inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina ) alle dosi impiegate per i disturbi ossessivo compulsivi può fornire un aiuto, mentre il beneficio degli antipsicotici atipici è limitato nella maggioranza dei casi.

Fonte: Drug Safety, 2009

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