L'uranio impoverito , di cosa si tratta

A cura di Giovanna Serenelli, Policlinico Monteluce, Perugia.

L'uranio (U) è un metallo radioattivo naturalmente presente non solo nella crosta terrestre, ma anche nell'acqua del mare. Durante il processo di arricchimento dell'uranio si costituiscono due differenti frazioni di uranio: una prima frazione ricca di uranio-235 ed un seconda frazione povera di uranio-235. Proprio quest'ultima rappresenta quello che oggi è ormai ben noto con il nome di uranio impoverito che è del 40% circa meno radioattivo dell'uranio naturale. Uranio impoverito può essere anche prodotto da processi di estrazione del plutonio da combustibile nucleare ormai esaurito. L'uranio è un metallo pesante, ad alta densità. Per questa sua caratteristica e per il basso costo (è essenzialmente un prodotto di scarto) è utilizzato sia per applicazioni civili quali la costruzione di contrappesi per gli aerei o la preparazione di schemi contro le radiazioni gamma sia per applicazioni militari.
I proiettili preparati con questo metallo hanno un alto potere di penetrazione e lo liberano al momento dell'esplosione. L'area interessata dal fenomeno ha un'ampiezza di circa 50 metri (attorno al proiettile esploso). I rischi maggiori possono derivare più che dal maneggiamento dei proiettili, dall'inalazione o dall'ingestione dei prodotti dell'esplosione in cui oltre ad ossidi dell'uranio possono essere presenti altri elementi transuranici quali il plutonio, l'americio ed il nettunio. L'assorbimento dei composti dell'uranio varia in base alla loro solubilità nei fluidi degli organismi ed eventualmente alle dimensioni delle particelle che lo veicolano. L'eliminazione dall'organismo, in caso di contaminazione, avverrà perciò tanto più rapidamente quanto maggiore sarà la solubilità dei composti. Le vie di eliminazione sono quella respiratoria (parte delle particelle inalate), quella renale e quella intestinale. Il 90% circa dell'uranio solubile è eliminato in pochi giorni, dopo una singola esposizione; l'eliminazione di quello insolubile, se ingerito, avviene altrettanto rapidamente e per la quasi totalità (99,8%, secondo fonti ufficiali), ad opera dell'intestino.